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IL DISTURBO COMPETITIVO DELLA RELAZIONEpubblicata da S.I.S.C.A. il giorno lunedì 26 marzo 2012 alle ore 16.47 ·
IL SEGUENTE ARTICOLO RELATIVO AL SEMINARIO E ALL'INCONTRO ORGANIZZATI DALLA S.I.S.C.A. A MARZO, A FIRMA DELLA COLLEGA V. D'ANGELO, è STATO PUBBLICATO SU PROFESSIONE VETERINARIA (11/2012)
Il Disturbo Competitivo di Relazione La medicina comportamentale è una scienza in evoluzione: la collaborazione tra figure professionali diverse – veterinari comportamentalisti, istruttori cinofili, psicologi – favorisce la possibilità di guardare con “nuovi occhi” ai vecchi problemi, aprendo a nuove opportunità nella terapia. La SISCA ha organizzato una tre giorni sul Disturbo Competitivo di Relazione (ex sociopatia cane-uomo) e sulla gestione della relazione e delle conflittualità. Il Dott. Fassola ha aperto i lavori ripercorrendo la storia del concetto di gerarchia, da quella basata sulla “dominazione”, ossia in sostanza sulla legge del più forte, a quella di “leadership” in cui un capo carismatico, adulto ed esperto, risolve i problemi pratici del gruppo, fino al più moderno concetto di “gerarchia di autorità”, dove l’anziano trasmette le conoscenze all’interno del gruppo e ha il ruolo di pacificatore. È stato molto interessante notare come questa evoluzione sia fortemente intrecciata con la storia culturale e politica dell’essere umano e come sia influenzata dal genere, maschile o femminile, dell’osservatore. La Dott.ssa Possenti ha poi fatto un’analisi del gruppo sociale, riferendosi in particolare ai branchi di cani liberi e ai ruoli osservati al loro interno: leader, sentinelle, esecutori, cacciatori, cani che allentano le tensioni, balie. Tali osservazioni possono rappresentare una iniziale chiave di interpretazione per il branco misto composto da umani e cani, che logicamente presenta delle differenze di organizzazione, ma sul quale mancano fino ad ora studi scientifici. Il dott. Colangeli riprende in mano la nosografia e la terapia farmacologica, rinnovate rispetto al passato: il fulcro è la competizione per le risorse, che si può instaurare tra cani o tra umani e cane. Ma come intervenire nella vita di ogni giorno della famiglia mista? La Dott.ssa Giussani e Attilio Miconi, Istruttore cinofilo, hanno illustrato i principi della terapia cognitivo-relazionale che si basano sulla contrapposizione della collaborazione e della cooperazione alla competizione, sull’improntare la relazione sulla fiducia tra tutti gli elementi del sistema quindi non solo il cane e la sua famiglia, ma anche il veterinario comportamentalista e l’istruttore, ognuno con il suo specifico ruolo. Non ci sono più regole imposte dall’alto dal “padrone”, ma regole condivise e rispetto reciproco. La terza giornata è stata caratterizzata dal ritorno a grande richiesta dello psicologo Maurizio Martucci, che ha continuato il discorso sulla relazione dal punto di vista dell’analisi transazionale iniziato lo scorso anno. Nel pomeriggio la divisione in gruppi di lavoro per l’esercitazione sui casi clinici ha dimostrato come questi momenti interattivi si rivelino molto utili per l’applicazione della teoria alla pratica quotidiana. La relazione è un argomento delicato e appassionante, e la discussione che è scaturita a partire dal lavoro dei relatori ha coinvolto tutti in maniera costruttiva. L’arrivo di un cucciolo Un cane non si regala. Questo è il concetto chiave su cui si basa la giusta scelta di accoglierlo in casa. Un cucciolo è stupendo, divertente, affettuoso, unico, ma non resta sempre così, cresce anche lui e una volta grande il suo posto deve continuare a essere accanto a chi lo ha scelto. Quindi, se il desiderio di condividere un’esistenza con un amico a quattro zampe è forte e concreto, il primo passo da fare è quello di parlarne con un esperto del settore. ‘Fare una visita pre-adozione da un veterinario vuol dire resposabilizzare il futuro proprietario’ afferma Raimondo Colangeli, veterinario, comportamentalista e presidente della Sisca, Società Italiana Scienze Comportamentali Applicate. Se, dopo aver avuto un quadro della situazione futura, dell’impegno, delle spese, della gioia che l’arrivo di un cane può portare, si decide di andare avanti, o se il Natale ha portato, sotto l’albero, un cucciolo di cane, ecco alcuni consigli. ‘Rispetto all’acquisto dei cani nei negozi, è meglio rivolgersi ad un allevamento (se possibile amatoriale) o, se ben organizzato, ad un canile, sempre seguendo i consigli dell’operatore’ prosegue il dottor Colangeli. ‘Un cucciolo il più delle volte viene preso e portato via da una situazione per lui perfetta, quella con la madre e i fratellini, e questo per lui è un grande trauma. I proprietari devono tenerlo vicino, preferibilmente in braccio, anche nel viaggio in macchina. Una volta arrivati a casa, il cagnolino deve poter girare liberamente per le stanze e interagire subito con gli altri animali, se ce ne sono’. Un cucciolo può risentire molto del distacco avvenuto e, nelle successive 24 - 36 ore, arriva anche a cadere in depressione. Contrariamente a quelli che erano i dettami della vecchia scuola di educazione, secondo la quale il nuovo arrivato doveva essere sistemato in una cuccia e lasciato solo per la notte, con la convinzione che si dovesse abituare, oggi si è giunti alla conclusione che il cane va tenuto con sé, soprattutto il primo periodo, per creare il giusto attaccamento. ‘Per quel che riguarda l’educazione – aggiunge il dottor Colangeli – non devono esistere più i concetti di dominanza e sottomissione, ma quelli di collaborazione e gioco. Il cane va premiato quando fa bene, un esempio per tutti: non si sgrida il piccolo se sporca dentro casa, lo si deve interrompere e, ogni volta che fa fuori i suoi bisogni, si deve premiare con un bocconcino appetitoso’. Un cucciolo, per essere tolto dalla madre e dato in adozione, deve aver compiuto almeno 60 giorni. ‘Eseguite le prime vaccinazioni, Fido non deve essere relegato in appartamento, non bisogna cioè aspettare tutti i richiami, ma è importante portarlo subito fuori. E’ necessario che socializzi con gli altri cani e con le persone, uomini, donne e bambini. Il cane – continua il comportamentalista – deve stare al parco almeno un’ora al giorno perché così aumenta la sua capacità cognitiva, regolarizza le sue emozioni e partecipa alla vita sociale’. Fonte : La Repubblica, maggio 2009
Alcune tecniche di addestramento “fai da te” generano paure e ansia nell’animale Il parere di Raimondo Colangeli Prima di rivolgersi a un medico veterinario comportamentalista, molti proprietari di cani hanno in precedenza tentato tecniche di modificazione comportamentale suggerite da una varietà di fonti diverse. I consigli spesso includono tecniche di addestramento aggressive che possono scatenare nel cane comportamenti di aggressività per paura o difesa.Uno studio ha valutato gli effetti sul comportamento e i rischi per la sicurezza delle tecniche storicamente utilizzate dai proprietari di cani in presenza di problemi comportamentali.A tutti i proprietari dei cani ricevuti presso un consultorio comportamentale nel corso di un anno è stato somministrato un questionario comportamentale riguardante gli interventi comportamentali precedentemente adottati. Per ogni intervento applicato, al proprietario si chiedeva di indicare se si otteneva un effetto positivo, negativo o nullo sul comportamento del cane, e se si osservava un comportamento aggressivo in associazione al metodo utilizzato. Si chiedeva inoltre ai proprietari la fonte del consiglio comportamentale. Venivano completati 140 sondaggi. Le più comuni fonti dei consigli comportamentali erano “se stessi” e “l’addestratore”. Numerose tecniche basate sul confronto come “colpire” o dare calci al cane per un comportamento indesiderato” (43%), “gridare contro il cane’’ (41%), ‘’forzare fisicamente l’animale a lasciare un oggetto dalla bocca’’ (39%), “alpha roll” (ruolo del cane alpha, dominante) (31%), ecc. inducevano una risposta aggressiva in almeno un quarto dei cani su cui erano utilizzati. I cani visitati perché avevano manifestato aggressività verso una persona familiare avevano maggiore probabilità di rispondere in maniera aggressiva ad “alpha roll” e al “no” urlato, rispetto ai cani che avevano altri problemi comportamentali. Le tecniche basate sul confronto adottate dai proprietari prima del consulto comportamentale, concludono gli autori, erano in molti casi associate a risposte di aggressività. È quindi importante che il veterinario di base informi il proprietario dei rischi associati a tali metodi di addestramento e fornisca una guida e l’accesso alle giuste risorse per una gestione sicura dei problemi comportamentali. Il lupo è un animale sociale per eccellenza, spiega Raimondo Colangeli, diplomato comportamentalista ENVF e Presidente SISCA (Società Italiana di Scienze Comportamentali Applicate), e l’incontro con l’uomo dapprima avviene inizialmente su base sinantropica. La sinantropia, o mutuo vantaggio, si basava sulla possibilità da parte dell’animale di trovare più facilmente una risorsa alimentare, mentre per l’uomo cacciatore-raccoglitore di aumentare la sicurezza del gruppo con la vigile presenza dell’animale; il rapporto tra i due soggetti divenne sempre più relazionale, da una parte favorito dal bisogno umano di esplicare un comportamento epimeletico (accudire qualcuno), dall’altra favorita dall’aspetto fortemente collaborativo dell’ormai cane con una sovrapposizione del suo welfare conquello del gruppo di appartenenza. Proprio per questo bisogno di collaborazione stretta tra uomo e cane, di condivisione delle esperienze con il proprietario quale centro referenziale, gli aspetti comunicazionali e relazionali tra l’uomo e il cane hanno permesso la coevoluzione tra uomo e cane. La trasformazione del rapporto uomo-cane nei secoli è legata alla modificazione della struttura sociale-economica degli uomini della società. La “domesticazione” da parte dell’uomo allevatore-agricoltore è la trasformazione del cane in soggetto da lavoro e/o da utilità; da qui inizia quella pressione selettiva da parte dell’uomo sul cane che porterà alla variazione filogenetica delle razze, con importanti differenze morfologiche e comportamentali (caccia, conduttori di greggi, guardiani di armenti, ecc.). Purtroppo la visione dell’uomo nei confronti del cane tende a basarsi sul meccanicismo, cioè cane in quanto automa. In questo contesto facilmente la comunicazione da parte dell’uomo diventa non-assertiva e coercitiva. Da ciò ne conseguono due problemi: a) il cane entra a far parte del gruppo sociale familiare e in quanto acuto osservatore delle interazioni degli elementi del gruppo, acquisisce e fa proprio lo stile comunicativo: se si alza la voce si dovrà abbaiare, se avvengono conflitti o competizioni basati su scontri fisici all’interno del gruppo familiare, il cane si adeguerà mettendo in atto comportamenti di aggressione per comunicare. b) la comunicazione basata sulla punizione di comportamenti indesiderati è spesso una punizione ansiogena in quanto esagerata, fuori contesto (le punizioni a posteriori) o etologicamente inaccettabile per il cane; ciò è la causa dell’installarsi di stati psicopatologici quali le fobie e l’ansia, che possono presentare nella loro sintomatologia un comportamento di aggressione. Tecniche quali ad esempio l’“alpha roll” si basano sulla dominanza e la sottomissione e sono, oltre che sorpassate e non terapeutiche, pericolose in quanto etologicamente non corrette: solamente nel cucciolo si possono mettere in atto i rituali “fisici” di bloccare il cane a terra ecc. e lo fa un adulto regolatore o la madre ma solo per insegnare l’inibizione motoria o i corretti rituali sociali comunicativi che impediranno attacchi da parte di un cospecifico verso il cucciolo che si inserirà dopo la pubertà nel gruppo sociale degli adulti. Fra adulti, e non parliamo di cani ma lupi, un leader (o alpha) non ha bisogno di sovrastare nessuno, la sua autorevolezza basta per governare il gruppo. Solo chi vuole mettere in atto una competizione mette in atto meccanismi basati su comportamenti di aggressione. Il percorso preventivo e terapeutico dei medici veterinari comportamentalisti della Sisca si sovrappone ad un cambiamento culturale nella società attuale: responsabilizzare il proprietario ad acquisire un cane nel ruolo di “pet”, animale da compagnia, dove viene rispettata la sua alterità e favorite le sue potenzialità cognitive, allontanando la deriva antropoformizzante che spesso caratterizza la relazione. Punto fondamentale è la corretta socializzazione e la conoscenza della comunicazione intra- e interspecifica, l’apprendimento basato sul rinforzo positivo ed il gioco nell’ambito di una relazione basata sulla referenzialità e la collaborazione e non su un’obsoleta teoria di agonismo, asimmetricità basata su dominanza e sottomissione. È solo in questo modo che diminuiremo gli incidenti legati a comportamenti di aggressione da parte dei cani nei confronti delle persone. “ Survey of the use and outcome of confrontational and non-confrontational training methods in client-owned dogs showing undesired behaviors ” Meghan E. Herron, Frances S. Shofer, Ilana R. Reisner. Applied Animal Behaviour Science, Volume 117, Issues 1-2, February 2009, Pages 47-54. Fonte: Vet-Journal, marzo 2009 I Feromoni
IMPIEGO DELLA FEROMONOTERAPIA NEL CANE E NEL GATTO
La comunicazione nel mondo animale avviene tramite i diversi canali sensoriali a disposizione:
- Canale tatto-cinetico - Canale acustico-verbale
- Canale visivo-comportamentale
- Canale olfatto-chimico
Le varie specie presentano chiaramente delle differenze e preferenze di utilizzo di questi canali.
I segnali chimici sono il più antico e diffuso mezzo di comunicazione utilizzato nel mondo vegetale e animale.
Gli studi effettuati agli inizi degli anni ’60 hanno permesso l’identificazione e la classificazione di un grande numero di sostanze escrete nell’ambiente esterno in grado di modificare la fisiologia e/ o il comportamento dell’individuo ricevente. Queste ultime, percepite dal sistema olfattorio principale ed accessorio, possono essere portatrici di un messaggio rivolto ad individui della stessa specie o di specie differenti. Nei Mammiferi i feromoni sono escreti da differenti strutture ghiandolari distribuite nell’epidermide e nelle mucose attorno agli orifizi naturali. Nel cane le principali strutture secernenti sono le ghiandole sebacee poste nel solco intermammario, le ghiandole periorali (diffuse nel mento, nelle labbra, nella cute del muso nei pressi delle vibrisse e delle guance), le ghiandole ceruminose poste nel padiglione auricolare, le ghiandole anali (che comprendono le ghiandole epatoidi circumanali, le ghiandole sebacee poste nella parte cutanea dell’ano, la mucosa rettale e i seni paranali), le ghiandole sottocaudali (poste sulla faccia ventrale della base della coda), le ghiandole sopracaudali (poste sulla faccia dorsale della base della coda), le ghiandole podali (diffuse nei cuscinetti plantari e nella cute della regione interdigitale), e nella saliva, nell’urina (minzioni sociali) e nelle feci (defecazioni sociali). Inoltre è possibile evidenziare la presenza di feromoni definiti di adozione che sembrano essere in soluzione nel liquido amniotico. Nel cane, questi ultimi, presenti negli invogli fetali durante il parto, aumenterebbero l’attaccamento da parte della madre nei confronti della prole, favorendo così le cure parentali.
Al contrario la produzione del feromone materno attraverso le ghiandole poste nel solco intermammario, e percepite dai cuccioli nel periodo di transizione(14-21 gg), favoriscono l’attaccamento alla figura materna e l’attuazione di due processi fondamentali: l’impregnazione intraspecifica e una corretta omeostasi sensoriale(conoscenza ed arricchimento della banca dati degli stimoli esterni presenti nell’ambiente circostante).
Il Dog Appesing Pheromon, prodotto nel laboratorio Pherosynthèse dell’equipe del dott. Patrick Pageat in Francia e prodotto dalla Ceva Vetem, è la forma sintetica del feromone prodotto dalla cagna. La sua composizione chimica in acidi grassi volatili ha permesso di utilizzarlo sotto forma di diffusore.
La sua azione è dunque di simulare la presenza di quella base rassicurante che è la figura materna, quindi un azione che diminuisce lo stato di stress del cucciolo e del cane adulto.
La feromonoterapia è un supporto nella medicina comportamentale durante l’intervento terapeutico di molte patologie comportamentali:
- l’ansia da separazione legato ad un iperattaccamento primario
- gli stati ansiosi con iperattaccamento secondario legati alla sindrome da privazione sensoriale, alle fobie post-traumatiche, alle fobie sociali, alla sindrome Ipersensibilità-Iperattività
- gli stati depressivi
Ma il suo impiego può avvenire in altre situazioni che determinano alterazioni emozionali nel cane quali:
- l’introduzione del cucciolo al momento dell’adozione
- nell’abituazione del cucciolo a rimanere da solo a casa
- nella sindrome confusionale dell’anziano
- durante le visite ambulatoriali
- durante l’ospedalizzazione.
Anche nel gatto avviene la produzione di feromoni e tra questi sono di particolare interesse quelli legati alla comunicazione territoriale; ciò ci ricorda la fondamentale differenza etologica fra il cane ed il gatto: mentre nel primo l’attaccamento si sposta dalla madre al gruppo sociale di appartenenza, nel secondo avviene sul territorio, suddiviso in campi territoriali. Inoltre è una comunicazione che è rivolta più a chi le produce che agli altri.
La comunicazione territoriale del gatto avviene attraverso le marcature di identificazioni o facciali, le marcature territoriali (marcature urinarie e le graffiature) e le marcature di allarme.
Le marcature facciali sono composte di cinque frazioni, secrete da ghiandole sebacee poste sulla faccia laterale del muso. La frazione F3, effettuata dal gatto sui mobili, oggetti, stipiti delle porte, consente il riconoscimento territoriale; invece la frazione F4 consente l’allomarcatura, cioè il riconoscimento degli individui, sia della stessa specie che di altre(uomini, cani, ecc.), che vivono nel territorio, impedendo così conflitti ed attacchi predatori.
Le marcature territoriali si dividono in graffiature e marcature urinarie. Le prime sono effettuate vicino ai campi di isolamento, dunque dove il gatto dorme. Le seconde sono legate ad eccitazione sessuale, presenza di intrusi, perturbazione emozionale e alla scomparsa di più del 70% delle marcature facciali nel territorio, dunque della frazione F3.
È comprensibile dunque l’utilizzo del Feliway in diffusore, che libera nell’ambiente la frazione F3 sintetica: aumentare lo stato di appagamento del gatto/gatti che vivono nel territorio.
Alcuni esempi sono i seguenti:
introduzione di un nuovo gattino in casa
nei traslochi oppure dopo i lavori di ristrutturazione di un appartamento
durante le visite ambulatoriali
durante l’ospedalizzazione.
Alcuni Esempi dove la feromonoterapia supporta l’intervento sull’ecosistema del gatto:
introduzione di un altro gatto in casa
nelle sovrappopolazioni
nei disturbi dell’omeostasi sensoriale
nell’ansia da luogo chiuso
nelle depressioni
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IL GATTO DI CASA, DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPEREdi Raimondo Colangeli
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IL COMPORTAMENTO DEL CONIGLIO: SIMILITUDINI E DIFFERENZE FRA Introduzione:
Una volta abituato il coniglietto a mangiare fra le gambe del proprietario mentre egli è seduto in terra si potrà passare a convincerlo a salire sulle gambe mentre si è accovacciati e soltanto allora si potrà tentare di prenderlo in braccio, sollevandosi lentamente e mettendo subito un braccio sotto le sue zampe ed un altro sopra la sua groppa, per evitare che salti cadendo in terra.
Il comportamento di difesa del territorio è strettamente legato alla presenza degli ormoni sessuali: sia maschi che femmine presentano questo comportamento più marcato prima della sterilizzazione.
A volte lo scontro si limita a questa fase ed uno dei due contendenti fugge o assume la posizione di sottomissione, ma se entrambi insistono si arriva allo scontro, con attacchi portati con gli incisivi e gli arti anteriori. Questo tipo di scontri può essere molto pericoloso per la salute di un coniglio, poiché sia gli artigli che i denti sono molto affilati ed i colpi sono portati senza risparmiare energie.
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Articolo su Cinetosi, fobia post-traumatica da cinetosi, fobia della macchina: come distinguerle ? di Raimondo Colangeli
Qui di seguito troverete i primi 2 numeri del Animal Pain Journal, gentilmente concesso dalla Pfizer Italia srl.
Nel secondo numero troverete l'introduzione e il primo articolo a cura del Dott. Raimondo Colangeli.
File Allegati:
1 Animal Pain Journal
2 Animal Pain Journal
Cinetosi